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Perché in un colloquio di lavoro ti fanno solo domande mortificanti

Come mi vedo tra cinque anni 
"Come si vede tra cinque anni?"
"Mi aspettavo questa domanda ed è per questo che mi sono portata la risposta. Ce l'ho proprio qui, nella valigetta da persona impegnata, insieme alle pallottole di carta che simulano del contenuto."
Sfoggio la foto qui al lato, raffigurante una tartaruga d'acqua piuttosto figa che plana in un bel mare blu. "Ecco mi vedo proprio così."
"Ah, le piace fare dell'ironia?!" fa l'intervistatore, in bilico tra la domanda e l'affermazione.
"Sì, ma non posso, è contro l'etichetta dei colloqui. Proprio per questo mi sono sforzata di dare un riscontro sincero a un quesito preciso come il suo."
"Quindi lei aspira a lavorare ai Tropici, è questo che vuole dirmi?" chiede il borghese che veste Armani con la stessa classe di un venditore di coccobello coccofresco in un costume da paggetto medievale.
"No, solo che tra cinque anni alla fine di giugno spero di essere al mare, a fare il bagno."
"Giusto. Capisco..."
"Mi permette di darle il le?"
"Il...le?"
"Sì. Sento il "le faremo sapere" che si appropinqua, volevo darle una mano a rendere tutto più scorrevole."
Il giovane si soffia il naso in un fazzoletto di stoffa che usa solo per darsi arie da manager, poi mi osserva, del tutto spiazzato. Ho raggiunto il mio obbiettivo quotidiano: anche oggi ho messo in crisi un responsabile delle selezioni. Mi basta, posso andare ad occuparmi d'altro, ho molti interessi e mi piace camminare.
"Mi ha già detto come mai vuole entrare nella nostra azienda?"
"Sono già entrata, non mi vede?"
"...certo." Ora sta pensando all'indirizzo del più vicino istituto di igiene mentale, lo so, ma invece di darmi un'informazione urbanistica che tutto sommato potrebbe anche tornarmi utile, ritenta: "Nella sua esperienza pregressa quali sfide ha dovuto affrontare?".
"Uh!" faccio io, accompagnando a un movimento della testa un'espressione di rispetto, a sottolineare che, pigne nere!, mi ha fatto proprio una domanda coi controfiocchi! Poi rispondo: "Sicuramente prima di tutto quelle di equilibrio."
"Aveva una posizione delicata?" Si protende un poco sulla scrivania, interessato.
"Più che altro aveva la pelle delicata. Come tutti i bambini, sa! Ho imparato abbastanza presto a stare in piedi, per mia fortuna. Deve sapere che in casa nostra davano la cera ogni settimana, che usanza antiquata, i giovani d'oggi non sanno nemmeno cosa sia, la cera. Penso che passare dal gattonamento all'erezione, quella su due piedi eh, niente malizia quando si parla di bambini, possa essere considerato un processo alquanto sfidante."
"Ehm. Certo. Intendevo durante la sua carriera lavorativa."
"Ah, avevo sentito esperienza pregressa, mi perdoni, a scuola ci hanno insegnato a leggere sempre bene la domanda e di rispondere in modo il più pertinente possibile."

Silenzio. Mi guarda ancora per qualche secondo, è chiaro che non sa da che parte rifarsi.
Lo sto prendendo per i brandelli sferici penzolanti del suo apparato riproduttivo? Non lo sa, gli mancano diversi gradi di quoziente intellettivo per permettersi tanta sicurezza. Decisamente non ha le caratteristiche, gli mancano sfrontatezza, intraprendenza e, soprattutto, senso dell'umorismo. Fuori è una maledetta giungla, se si fa raggirare persino da una presunta candidata a un posto da ultima ruota del carro, chissà cosa gli farebbero i pescecani con cui dobbiamo combattere ogni giorno. Lo scarto, è deciso. Chiedo: "Senta, creda che mi assumerete?"
"Le faremo sapere."
Ci vorrebbe un sonoro "oooh" ma me lo risparmio per devozione alla parte che interpreto e mi limito a soffiare fuori un "Bene, aspetterò. Grazie per il suo tempo." Prendo la giacca, tolta senza chiedere il permesso, e mi avvio alla porta.
Il povero responsabile delle risorse umane non ne ha avuto abbastanza e mi chiede, con uno slancio da "ti amo" urlato all'aeroporto:
"Le posso fare una domanda?"
"Purché sia inopportuna e presupponga il possesso di una palla di cristallo integrata nel cranio.
Siamo pur sempre a un colloquio, dopotutto."
"..."
"Dia retta a me, lei si lascia confondere con troppa facilità. Se lo segni: tirare sempre dritto all'obiettivo, esitare di fronte agli ostacoli non aiuterà a superarli. Bella, eh? Ora che ci ripenso non se la appunti, che questa me la rivendo come aforisma, un domani volessi scrivere raccolta. Le auguro una buona giornata, piacere di averla conosciuta, si fa per dire."
Mi sono divertita, almeno, anche se non ho ancora trovato un recruiter decente da assumere per fare i colloqui nella mia azienda. Ah, dura la vita del cacciatore di teste.

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