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Visualizzazione dei post da 2020

Giorno 25: Where do you wanna go for your Birthday, Dad?

Giorno 25: oggi il capo della Protezione Civile, l'uomo dalle cui possenti labbra pendiamo in 60 milioni, ci ha dato il buongiorno anticipando che probabilmente ci faremo anche il primo maggio, a casa. Provando a immaginare il futuro difficile non evocare paesaggi lunari, scenari post apocalittici e risorse economiche da dopoguerra. Bene, molto bene. Un piede in un paese sull'orlo del tracollo economico, l'altro in una nazione che sceglie di farsi additare come dittatura, mi sento un po' persa, nonostante stia camminando in uno spazio limitato e ben chiuso, quel tetto con cui vi ho ingrossato delle parti basse già portate quasi al pavimento dalla quarantena. Oggi era il compleanno di mio padre. Sul tavolo con la colazione gli avevo scritto le opzioni per la giornata: andare al mare, pranzo al ristorante, cena al ristorante, passeggiata in un borgo, cinema o film in casa. Ha barrato l'ultima casella e così anche oggi siamo rimasti a casa.

Giorno 24: I made a friend

Giorno 24: oggi ho fatto amicizia con una ragazza simpatica. Sapete quelle persone con cui attaccate bottone per caso, in un crescendo di cose in comune, per poi avere la sensazione di conoscervi da sempre? Ecco, è andata così. Una persona dagli occhi magnetici, capelli folti e neri. Le servivano informazioni e io ero entrata alla conferenza stampa già al mattino, sapevo tutto. La cartella stampa era rossa come il suo tailleur. Se ne vedono di rado, donne giovani in tailleur. Viene fuori che ha fatto anche lei Media & Giornalismo. Abbiamo avuto tutte e due quel vetusto professore, ne ridiamo, e anche il professor Xxxxx, già il professor Xxxxx, però, il professor Xxxxx. Insomma, anche in quarantena, nascono belle amicizie e chissà che non si possa anche lavorare insieme! E no, invece, non si può. Mia mamma mi ha svegliata prima che ci scambiassimo i contatti, le goccioline, vai a metterti le gocce agli occhi. Non ho commentato, ma lei ha capito. "Che ho interrotto stavolta?&qu

Day 23: God save my fennel

Giorno 23: dalla foto sembrerà che sia stata al mare o in riviera. La triste realtà è che sono scesa a far partire il motore della macchina prima che le venga una carenza d'affetto. Questa sera il primo ministro ha annunciato che le restrizioni e insomma lo "statte a casa" sarà prorogato almeno fino al 13 aprile e che la Pasqua rimane fissata per il 12. Come farà a risorgere, dovrà fare tutto al chiuso, poveraccio. In pratica a Pasquetta la FI-PI-LI sarà un blocco unico, per non parlare delle altre strade. Avrebbe anche potuto dire "domani tutti fuori, è vietato stare a casa" e, tre sudati secondi dopo, esclamare "Pesce d'aprile!" Ma diciamoci la verità, signori, se Conte avesse detto, il 4 aprile "tana libera tutti", ve la sareste ben fatta sotto. Siete mica pronti, ora, a tornare alla vita normale. Al contatto umano, agli sguardi. Ad essere onesti non sarete pronti nemmeno il 13 aprile, ma tanto bisogna vedere cosa sarà ria

Day 22: making biscuits

Giorno 22: oggi, al culmine della follia, ho fatto dei biscotti. Cinque di numero, ovviamente senza zucchero - anche volendo, non ne teniamo in casa -, senza carne, nè legumi, senza soya, senza pesce, senza creme testate sugli animali, senza lattosio, senza creme non testate sugli animali e purtroppo anche senza l'olio di palma che presumo sia il segreto di quelli industriali. Per ora li teniamo in una ciotola per decorazione, ma sospetto possano funzionare bene anche come arma, nell'improbabile caso che un ladro decida di farci visita. Mia madre, inoltre, mi sta gradualmente forzando a svolgere delle faccende. La mia indole ribelle fa sì che dopo un po' arrivi mio padre a salvarmi. Per asciugare i cocci ho spaccato contro una brocca un bicchiere che avevamo da oltre 40 anni. Dovremmo evitare le attività a rischio infortunio, in questo frangente, spero che mia madre se ne renderà conto prima di chiedermi altre assurdità. Mentre andavo in farmacia un vicino mi ha detto "

Day 21: busy Fridays

Giorno 21: paradosso della quarantena, ho troppi inviti per venerdì sera. Dovrò sintonizzare il telefono italiano sul videoaperitivo, il cellulare ungherese sulla serata letteraria e connettere il computer al telefono per trasmettere il party della mia amica, purtroppo senza audio, avendo mesi fa rotto le cuffie dentro al computer per comunicare con dei turisti, in piedi a Oktogon. Mi manca Oktogon, mi manca Budapest. Ma torniamo agli impegni. Venerdì è anche il compleanno di mio padre (e della madre di Thomas GoodMan https://thomasgoodman.it , mago delle bolle e delle dirette notturne, che strizza l'occhio a Marzullo, ma è assai più simpatico e avvenente ). Quindi avrò da fare festa anche dal vivo, posso mica stare appartata mentre i miei genitori festeggiano da soli, sennò pare Natale! Oggi c'era un po' di tensione in casa Leporatti. Eufemismi a parte, ce ne siamo dette di tutti i colori. Per farsi perdonare qualche parola pesante, mia madre mi ha invitata a buttare

Day 20: Rooftop tour guide

Giorno 20: indubbiamente ci si abbronza, a camminare sul terrazzo-tetto, tetto terrazzato (terrazza tettata non va bene). Oggi 16,7 km. Forse potrei fare la guida turistica sui tetti. C'è tutto un mondo, visibile solo dall'alto. Un ragazzo ha letto un romanzo tutta la mattina: oddio, dalla distanza da cui ero avrebbe potuto essere anche un vocabolario, un testo universitario o l'elenco del telefono di una grande città. Quanto era bello sfogliare gli elenchi, prima che li battezzassero Pagine Bianche? Dall'altro lato, una signora attempata mostrava al marito, col dito, i dintorni. Un'altra guida, forse. Il signore portava un beretto di un bel rosso acceso, di lana. Un po' pesante per la giornata calda che è stata. Non ho fatto molto altro che camminare lassù, ascoltando lezioni sul medioevo. Ho notato che qualche cane del circondario deve avere un disturbo intestinale, perchè lo portano fuori quelle sei-otto volte. Una lunga telefonata al mio amico a Budapest

Day 19: the doorbell rang

Giorno 19: oggi è suonato il campanello. Fenomeno a dir poco raro, di questi tempi. Sguardi grevi di panico sono rimbalzati per la casa. Ho immaginato fosse la Polizia, oppure gli inquilini dell'ultimo piano, imbestialiti dopo che gli ho pesticciato sul tetto per oltre due ore stamani. Tra i due, decisamente preferibile la pula. Mia mamma ha preso il citofono. "Chiii??? No, non ho visto un signore basso." "Mamma, veramente quello di sotto è bassino..." "No, guardi, qui non c'è nessun signor Porcospino, arrivederci". E giù. "Mamma dici che erano ladri di appartamento?" le ho chiesto, fiutando lo scoop del sabato. Proprio oggi sul giornale ho letto che non ci sono più furti, ora che siamo tutti fissi di piantone e mi sono chiesta come facciano a mantenersi, i rapinatori professionisti. Ci fiondiamo in terrazza, pure mio padre, che di solito lascia la sua postazione di controllo della televisione solo per motivi gravi tipo la figlia rimasta

Day 18: Supermarket jungle

Giorno 18: mi sono svegliata dopo un sogno assurdo in cui mi ritrovavo in una dimensione in cui tutti erano privi di braccia e gambe. Io li avevo e non mi sopportava nessuno, ero troppo strana e mobile. Sono andata in sala e ho scoperto, come da diversi giorni a questa parte che non si può uscire di casa, ma anche che i miei genitor hanno braccia e gambe come me, il chè mi ha confortata. Verso le 11 ho camminato fino al supermercato e c'era una fila che manco agli Uffizi. Dietrofront. Alle 13 mi ha madre mi ha persuasa a riprovare, benchè la settimana scorsa avessi già constatato che alle 13.30 al supermercato ci trovi anche i fantasmi dei natali passati. Oggi c'era una coda da Gardaland a Ferragosto. Ho tentato di starci, respirando a fondo, poi ho pensato che respirare intorno a tutta quella gente va mica bene, durante una pandemia. Sono risalita a casa e ho vagamente sentito mia mamma borbottare che fa prima a imparare a usare il mio smartphone per ordinare la spesa per mail

Day 17: Gone with the wind

Giorno 17: vi scrivo dalla città che è volata via dalla mappa della Toscana. A Grosseto il vento soffia tanto forte da coprire l'audio delle conferenze stampa. Ho camminato 11 km avanti e indietro nell'appartamento e questa va nell'elenco delle cose strane fatte ai tempi del #Covid19 . Ieri nel post vi ho mentito: in realtà non sono andata al supermercato e nemmeno oggi, perchè chiunque pesi meno di 150 kg volerebbe via, con questo vento. Attendiamo con ansia le cavallette. Domani dovrò calcolare l'ora in cui tutti pensano che nessuno vada al supermercato e dunque vanno al supermercato, incrociarla con quella a cui c'è gente comunque, dividere per pi greco e capire quando andarci. Per convincermi, mia mamma mi ha fatto notare che mancano anche mele, yogurt e acqua frizzante, oltre a tutte le cose che servono a loro. Stasera mi ha telefonato la mia vicina, da Budapest. "Come stai, Viola? Non ti vedo da un milione di anni". Anche se sul foglietto dove le ho

Day 16: Essentials

Giorno 16: non so voi, ma adesso che è un po' passata la moda di scrivere "state a casa" e di sbaccanare dai balconi, sento meno la tentazione di uscire. "Claudia, oggi vai al supermercato?", mi ha chiesto stamani mia mamma. "No, me lo hai domandato già ieri" "Vero, ma tu non ci sei andata..." "Perchè, mamma, riguarda la lista che avevi stilato. Ti sembrano cose essenziali?" "Ma mi servono..." "Sì, ma sono ESSENZIALI?". È solo con una certa delicatezza, che mia mamma mi ha mandata a fare in...ehm, dove sapete. Un'ora dopo, le nostre strade si sono incrociate di nuovo, si fa per dire, nella vastità del nostro appartamento. Mi stavo facendo il 18esimo caffè, un momento a cui tengo, in cui gradisco calarmi a fondo nel mio essere e stabilire bene la connessione mente-tazzina. La mamma si è messa a lavare dei panni nel lavello, dandomi involontariamente le spalle. "Allora vai? Meglio ora o nel pomeriggio?

Day 15: This is not a War

Giorno 15: la situazione si sta facendo talmente dura che siete ridotti a reclamare il diario, se sono in ritardo con la pubblicazione. Essì che mi sono impegnata a costruirmi una reputazione di ritardataria impenitente. A proposito di pene (che avete capito, bricconcelli, pene, plurale di pena), mi sono accorta che io sto scontando le mie. Sono nel girone dei girelloni, come da sempre mi chiamano a casa mia, condannata a girare per un tempo indefinito in uno spazio ristretto, con lo stare al chiuso come unica alternativa. Considerate che i 5km dell'Isola Margherita di Budapest, dove vivo, mi annoiano al punto che corro intorno all'isola, sulle rive, e tra i ponti. I percorsi predefiniti e delimitati mi tediano quasi come il biliardo alla tv. Per motivi simili mi fanno tristezza i laghi. A me che non avevo orari nemmeno a 12 anni, si dice di restare in casa e, soprattutto, di seguire delle REGOLE. E di stare in casa. In casa! Io! Mio fratello, come se non bastasse, ha chia

Day 14: How to lock yourself out, during a lock-in

Giorno 14: mettiamolo bene in chiaro, non me la sono presa. So che è stato uno o una di voi, cari "amici o quantomeno apprezzabili conoscenti o persone a cui non potevo negare l'amicizia" su Facebook, ma non serbo rancore. D'altronde, lo sappiamo, andrà tutto bene. Eppure non ho dubbi, che sia stato qualcuno di quelli che leggono questo mio diario e che hanno pensato che non andava bene, che questa qua (io) se ne stesse all'aperto a saltellare sul tetto e a prendersi beffe di voi, saldati al divano, con le sue corsette tra le paraboliche. Dunque, questo qualcuno sappia che le maledizioni hanno avuto effetto, giacchè oggi, qualunque giorno della settimana sia, 23 marzo, sono rimasta chiusa sul tetto. Si dirà chiusa dentro o chiusa fuori? In ogni caso, al vento, a un vento tale che ha sbattuto la porta, ma avevo le chiavi! Indovinate un po'? Con le chiavi ci fai uno strumento musicale tipo dei sonagli, al massimo, se sei all'esterno: aprono solo dall'int

Day 13: it's gonna be

Giorno 13: mi sono trattenuta dal dirlo quando sono apparsi gli arcobaleni dell'ottimismo, ma "andrà tutto bene" suona tanto come una frase sussurrata con calma dopo che uno ha dato di matto, per tranquillizzarlo. Cambio subito argomento (tranquilli, non è vero, non esistono altri argomenti adesso), ma penso che tra un po' ci sarà da temere la fine della reclusione forzata, quando ci ritroveremo come Paperino assediati - provate a scriverlo, non è facile - dai creditori. Vi state agitando, salgono i pensieri? Andrà tutto bene. Abbiamo costruito un nuovo modo di lavorare, flessibile e attento alle nostre passioni. Tra poco questa flessibilità potremo passarcela tra i denti come il filo, ma andrà tutto bene. Non fa più tanto schifo il posto fisso, adesso, eh? Ma guardate che un bene, impareremo a mangiare la prana, o come si chiama, se non scenderà la manna a salvarci tutti. Andrà tutto bene! L'assetto resterà invariato: chi era ricco avrà un po' meno danaro,

Day 12: the Trip

Giorno 12: siamo al picco, diventa molto difficile alleggerire gli animi, ma resta quello il mio scopo. Di buon mattino - il buon mattino in quarantena è comunque tardi - ho fatto la mia corsetta a prova di rompiscatole e sicura, sul tetto. Poi yoga, doccia e via con una giornata diversa. Sono dovuta partire in macchina per fare il controllo agli occhi. Dopo che ho cercato più volte di annullare e dopo aver posticipato due volte, il dottore me lo ha imposto e una telefonata alla Protezione Civile mi ha confermato che potevo andare. 350 km tra andata e ritorno e posso rassicurarvi: la Tirrenica sembra il deserto del Gobi. Le code sulla Fi-Pi-Li sono una questione risolta! I miei occhi stanno recuperando alla perfezione, immagino che la quarantena giovi alla cosa almeno quanto giova alla viabilità. I conduttori dei notiziari radio sulle strade recitano il rosario, così come quelli dei programmi sportivi. Riarrivata a Grosseto ho fatto una lunga passeggiata, sempre sul tetto. Poi un allen

Day 11: The Phone Call

Giorno 11: oggi mi ha telefonato Sangennaro. Che avete capito, non il santo, no: peggio. Il mio amico Daniele Sangennaro, conosciuto tanti anni fa al corso per il patentino da giornalista, che tuttavia non ottenne. Ogni volta che mi chiama mi pento di aver mantenuto sempre lo stesso numero di cellulare. "Come va, là in Ucraina, nevica?" Sangennaro è uno di quelli che conosce vagamente l'idea di Budapest, ma ignora l'esistenza dell'Ungheria, quindi colloca la città dove risiedo, a capocchia, un po' dove capita. "No, a parte che sarebbe l'Ungheria, e non nevica, ma sono in Italia." "Ah, che bello, sei rientrata! Sei a Firenze?" Gli spiego la mia situazione e che sono rimasta dopo l'intervento perchè c'è il virus e non è bene viaggiare. "Ah, sì, anche tu con questa storia. Ma Grosseto non è lontana, ci vediamo?" "Sangennaro, anche volendo - e non voglio - non si può!" "Ah" rimane in laborioso silenz

Day 10: 40sqm of freedom

Giorno 10: la mia giornata e la mia vita sono state cambiate da una scoperta di proporzioni gigantesche, anzi. Di 40 metri quadri. Oggi ho corso 10 km e le due affermazioni sono concatenate. Ho corso ma, attenzione, non inveitemi contro: sono rimasta a casa mia, senza uscire. E non ho seicento euro da investire in un tapirulant (anzi, visto che lavoro nel turismo e non vedrò un centesimo sino a che questo virus non sarà debellato e dimenticato, se volete spedirmi regali di qualsiasi tipo, contattatemi in privato). Ho un'altra cosa però. La chiave. La chiave del tetto del palazzo. La chiave di una felicità, la mia. Che, signori, è anche la rivalsa di tutti quei runner contro cui inveite a caso sui social in questi giorni. Da drogata di corsa e amica di tanti maratoneti e corridori appassionati, ho notato che chi pratica sul serio, in questi giorni o rinuncia del tutto o ripiega sugli allenamenti casalinghi. Io stessa, che giuro corro anche a Natale, arrivando a pranzo quando antipa

Day 9: Dreaming an amnesia

Giorno 9: sarebbe bello svegliarsi con un'amnesia, non ricordarsi di com'era la vita prima che arrivasse questa piaga d'Egitto. Oggi ho fatto yoga in diretta con lo studio dove sono iscritta a Budapest, chiusa nel guardaroba dei miei per simulare la temperatura aumentata a cui si pratica il Bikram, la disciplina che seguo. Dalla parete tra gli armadi mi sorridono i miei genitori il giorno del loro sposalizio, in una foto talmente scura che la chioma riccia della mamma diventa un tutt'uno con lo sfondo, un effetto che trovavamo molto divertente io e mio fratello (quattrenni entrambi nelle foto sottostanti, tra l'altro). Le lezioni sono come delle messe cantate, l'insegnante parla senza sosta ripetendo sempre lo stesso testo, 90 minuti per volta. Sentendo questa litania in ungherese, mio padre ha detto a mia madre "Sapevo che sarebbe successo. La bambina è impazzita del tutto". Avrei detto lo stesso al posto suo. Sono uscita per lavorare...sul balcone,

Day 8 // Giorno 8 : A more Effective way(form) // Un mod(ul)o più efficace

Giorno 8: il governo italiano ha trovato un metodo più efficace per farci stare in casa. Adesso per uscire devi scriverti un'autodichiarazione lunga quanto un canto della Divina Commedia. Ho guardato solo quella per noi giornalisti che ci ha fornito l'Ordine, ma penso sia quasi uguale a quella per le uscite dei privati cittadini. Una roba che al terzo paragrafo e ottavo comma citato, ti casca la mano di sicuro. Ieri notte non ho dormito, perché mi è salito il panico che siamo tutti reclusi, le mura della mia camera si stanno evidentemente avvicinando tra di loro e uscire non è permesso e anche se un po' lo è, le persone, diversi miei amici inclusi, scrivono cose terribili su chi lo fa. A me non importa di uscire, adesso, sia chiaro. In casa faccio degli allenamenti che mi stancano più di due ore di corsa, e ne svolgo quanti ne voglio, in più oggi ho scoperto che posso andare sul tetto, dove sono riuscita a camminare tantissimo (girando in tondo), ma mi fa lo stesso impaz

Day 7: Su di noi nient'altro che droni // Above us, it's all drones'

Giorno 7: droni e volanti che controllano che i cittadini rispettino il divieto d'uscita, fotografando una città già non proprio tentacolare, praticamente vuota. A ben guardare, però, a rendermi triste e a farmi iperventilare fino a temere che tornino gli attacchi di panico, sono i commenti sui social media da parte di cittadini che criticano altri cittadini. Il gioco del momento è la caccia all'uomo in strada, all'evasore. Ci sono più sceriffi che nel Far West, nella Grosseto del 2020. Non dovrei farci caso, ma rendono tutto difficile, nella mia testa. Mi è venuta un'infezione, ma non vado in farmacia, me la tengo, oggi non ho avuto lo spirito di reggere le occhiatacce della gente là fuori. Domani dovrò andare perchè sta degenerando, andrò anche a prendere le uova e dell'acqua, ma temo molto quest'uscita. Ieri sera ci siamo affacciati sul balcone per fare quella cosa delle lampadine. Durante il giorno avevamo visto i vicini, in due sfiorano i 200 anni, attacc

Day 6: My mum thinks I am sick // Mia mamma teme che sia ammalata

(scroll for English) Giorno 6: mia mamma teme che io mi sia ammalata. Verso le 15 di oggi è entrata in salotto e mi ha vista stirare. Era successo solo nel 2004, quando mia nonna ha voluto verificare se ero davvero fisicamente impossibilitata come sostenevo. La nonna concluse che in effetti era meglio che restassi ad almeno un metro da tutti i ferri da stiro e io, manco glielo avessi promesso, ho seguito il suggerimento giorno dopo giorno. "Che cosa...che cosa stai facendo, Claudia?". Come in tutte le migliori famiglie, il nome pronunciato per intero è segno di guai. O sintomo di grande preoccupazione. "Stiro!" ho risposto alla mia santa mamma, che, pur abituata a tutto, non era pronto a questo. "Guglielmo..." fa mia mamma, che quando sta per crollare cerca sostegno in mio padre. Il quale sta cercando di elaborare il lutto per tutte le partite che non si disputeranno per motivi di contenimento, e le fa molto caso. "Io...sì, vedo che stiri - fa

Day 5: Just a Saturday, an Italian Saturday // Un sabato qualunque, un sabato italiano

(scroll for English) Giorno 5: il primo sabato sera di quarantena nazionale è il trionfo di hygge e altri concetti scandinavi entrati con successo nelle mode dei pantofolai. La pressione sociale è svanita, siamo liberi di stare in casa a guardare serie tv. Fa impressione, pensare che stasera nessuno esce con nessuno. Tanti saluti al sabato qualunque, sabato italiano: questi sabati ce li ricorderemo. Nel deserto assoluto della notte grossetana, sono andata a correre - munita dell'apposito modulo - in uno spiazzo sdegnato persino da quelli che cercano luoghi isolati per fare gli sporcaccioni in macchina. Rincaso di soppiatto, sobbalzo alla vista di una sirena, manco avessi fatto una rapina. A mezzanotte, con i miei, ci affacciamo in terrazza. Silenzio limpido e aria incontaminata. Non lo nascondo, ho avuto una buona giornata. La mattina ero impegnata a lavorare, ho comprato il pane che piace al babbo, poi ho scritto un pezzo per una rivista e alle 5 ho partecipato a una sed

Day 4: I lost my form // Ho perso l'autodichiarazione

(scroll for English) Giorno 4: sulla stampa internazionale si osserva come noi italiani sappiamo affrontare con spirito uno stato d'emergenza. Diramato sui social media, un flashmob ha portato tanti cittadini a cantare e suonare in terrazza, l'unico posto dove si può andare senza compilare un modulo. A Grosseto, all'orario fissato, non ho sentito niente, di niente, di niente. La mia via è deserta, giacchè di solito è piena di gente e macchine in doppia fila solo a causa della pasticceria accanto al mio portone, una delle più amate dai grossetani: a bar chiusi, manco chi porta i cani a fare pipì, passa di qui. Diciamo che non è proprio la patria della solidarietà, ma forse sono troppo critica. Stamani ho compilato un altro modulo e sono andata prima alla Posta e poi a comprare patate, mele e altra roba. Alla Posta mi sono recata per necessità e non certo per piacere, so che qualcuno ha questa perversione, ma io odio le code e la burocrazia mi annoia terribilmente.

Day 3: "Stay the f*** home" // State in casa -

(scroll for English) Giorno 3: "State in casa". Due volanti della Polizia circolano per Grosseto, ma invece delle sirene, a risuonare è il messaggio del Sindaco, che ci intima di restare in casa, di uscire solo per 3 motivi. Motivi di salute, una seconda categoria che non ora non mi ricordo e motivi di necessità. Di necessità: e qui cade l'asino. Le mie necessità sono uguali alle tue, lettore, tanto per fare un esempio? Non credo proprio. Intendiamo proprio le necessità di base? Quindi fare la spesa e poco più? Tipo, se ti si guasta il bagno e ti sta esplodendo la vescica puoi uscire a liberarti dai tuoi problemi? Le necessità sono bere acqua (quasi per tutti), nutrirsi, dormire e andare in bagno. Tolte quelle, non ci servono nemmeno i tabaccai. Se li hanno lasciati aperti, si suppone che qualcuno ci può andare, no? Come tutti i decreti, anche quello dell'11 marzo del governo italiano va interpretato e come tutte le interpretazioni, genera il caos. Il messaggio

DAY 2 - Un'Italia senza bar / / An Italy with no bars

Ho aspettato la nuova diretta del Primo Ministro per scrivere questo trafiletto. Le misure sono state inasprite e l'annuncio più evidente mi pare quello che mette in pausa l'icona del nostro Paese. Da domani chiuderanno i bar. Cosa mi manca, abitando all'estero, quasi quanto il mare? Il sacrosanto caffè in piedi, trincato in tempo record per assicurare la prosecuzione o l'inizio della giornata. Tanto importanti da essere ritenuti "servizio pubblico", i bar sono la quintessenza dell'essere italiani, non avendo un equivalente all'estero. Sono d'accordo, non mi fraintendete. In questi giorni in cui per caso mi trovo in Italia, sono andata al bar solo dopo l'operazione agli occhi, quando mi è stato offerto un caffè e già dovevamo rispettare i criteri di distanza, inclusi i tavolini alternati. Per me è difficile stare in casa, sono abituata a stare fuori anche per dedicarmi ad attività considerate sedentarie, come leggere e scrivere. Scrivo

DAY 1 - In Italia non si esce

Giorno 1: una forza magnetica mi porta a controllare la pagina di Giuseppe Conte mentre mi lavo i denti. É la sera di lunedì 9 marzo 2020 e il Primo Ministro annuncia che l'Italia è tutta zona rossa, anzi arancione, o meglio: che non ci sono più sfumature, niente più vecchi contro giovani, stiamo tutti in casa, tutti, ovunque. Mi trovo in Italia da diversi giorni, per un'operazione di routine, agli occhi. In teoria, ripeto: in teoria, dovrei rientrare a Budapest mercoledì 11 marzo. Da giorni mi interrogo su quanto sia corretto spostarsi, anche se in effetti io devo pur lavorare, per vivere. Dall'annuncio si passa al decreto, ed è già martedì. Verso l'una del mattino mi arriva l'sms della compagnia aerea ungherese: il mio volo è cancellato, posso chiedere il rimborso o prenotarne uno nuovo a scelta tra gli zero voli in calendario per le prossime settimane. Reagisco come mi ha insegnato una delle persone che ho più amato, pace all'anima sua: prendo un fazzol