
"Vero, ma tu non ci sei andata..." "Perchè, mamma, riguarda la lista che avevi stilato. Ti sembrano cose essenziali?" "Ma mi servono..." "Sì, ma sono ESSENZIALI?". È solo con una certa delicatezza, che mia mamma mi ha mandata a fare in...ehm, dove sapete. Un'ora dopo, le nostre strade si sono incrociate di nuovo, si fa per dire, nella vastità del nostro appartamento. Mi stavo facendo il 18esimo caffè, un momento a cui tengo, in cui gradisco calarmi a fondo nel mio essere e stabilire bene la connessione mente-tazzina. La mamma si è messa a lavare dei panni nel lavello, dandomi involontariamente le spalle. "Allora vai? Meglio ora o nel pomeriggio? Vai ora, che la gente è a pranzo e non ci trovi nessuno. Mi raccomando, stai lontana da tutti e pulisciti bene le mani. E se hanno i tarocchi prendine anche due chili, che le arance fanno tanto bene con questi sbalzi di temperatura e..." Il resto non l'ho sentito perchè, senza che lei se ne avvedesse, sono andata in un'altra stanza a fare l'amore con la tazzina, ma dieci minuti dopo sono tornata in cucina e la mamma era sempre lì: "I surgelati li appoggi sui fogli con cui ho rivestito la busta di stoffa, altrimenti bagnano tutto il resto, e attenta a non bagnarti anche tu, non sbatacchiare la spesa contro i pantaloni che poi ti ammali! E non camminare troppo veloce che rompi le uova."
"Mamma? Non vado al supermercato"
Purtroppo sono allergica alle code, non posso farle. Ci provo, ma dopo mezzo minuto mi cadono...mi cade il coraggio e me ne vado senza raccattarlo. Sempre per la legge del contrappasso di cui ho parlato ieri, sono finita a vivere in Ungheria, dove le code sono uno stile di vita e io finisco con l'evitare tutte le attività che le implicano. Quando, in tempi non sospetti, vidi che gli anziani si mettono in coda fuori dalla Lidl per l'apertura alle 7 di mattina del sabato, mi sono convinta che sia una qualità scritta nel patrimonio genetico di diversi ungheresi - non tutti - questa attitudine alla coda.
"Claudina, ma ti è sempre piaciuto tanto andare al supermercato!"
"A quattro anni. Sì, vabbè, ci vado domani."
"Ma domani non è oggi..." ha farfugliato la mamma.
"Oggi devo aspettare il corriere!" ho ribattuto.
"Lo apre il babbo"
"Sì, e chi la porta la roba?"
Campanello.
Sorpresa: è il corriere. Mi precipito di sotto e trovo un signore con gli occhi che strabuzzano e il fiatone da traguardo della maratona. "Cosa c'è lì dentro, dei sassi?" mi chiede, indicando il pacco. "Quasi, pesi. Grazie, arri..." Dileguato.
Finalmente sono arrivati, li aspetto da due settimane.
"Mamma, mi sono arrivati i pesi!"
"Allora vai al supermercato, vero?"
Alla fine ci sono andata all'orario di chiusura, ho sbagliato metà acquisti come sempre, nessuno è soddisfatto, ma non c'era coda.
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