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Day 23: God save my fennel

Giorno 23: dalla foto sembrerà che sia stata al mare o in riviera. La triste realtà è che sono scesa a far partire il motore della macchina prima che le venga una carenza d'affetto. Questa sera il primo ministro ha annunciato che le restrizioni e insomma lo "statte a casa" sarà prorogato almeno fino al 13 aprile e che la Pasqua rimane fissata per il 12. Come farà a risorgere, dovrà fare tutto al chiuso, poveraccio. In pratica a Pasquetta la FI-PI-LI sarà un blocco unico, per non parlare delle altre strade.
Avrebbe anche potuto dire "domani tutti fuori, è vietato stare a casa" e, tre sudati secondi dopo, esclamare "Pesce d'aprile!"
Ma diciamoci la verità, signori, se Conte avesse detto, il 4 aprile "tana libera tutti", ve la sareste ben fatta sotto.
Siete mica pronti, ora, a tornare alla vita normale. Al contatto umano, agli sguardi. Ad essere onesti non sarete pronti nemmeno il 13 aprile, ma tanto bisogna vedere cosa sarà riaperto, da quella data. E io? Per quanto frema dalla voglia di tornare a Budapest, avendo tra l'altro lasciato un finocchio a marcire sul tavolo (doveva essere uno snack da viaggio, ma l'ho dimenticato), no, non sarei pronta a lasciare i miei così di botto, a riabituarmi alle folle, al rumore, ai commenti della gente, ai negozi, ai mezzi pieni...ah, aspetta, non sono mai stata abituata a tutto ciò. Il disagio per altro me lo provocano le videochiamate, anzi mi infastidiscono ben di più, tanto che di solito riesco ad evitare con maestria, mentre in questi giorni tocca talvolta accettarle. Per fortuna non ho il wifi e il telefono prende pure male in casa mia, quindi l'immagine esce sfocata e a scatti e l'interlucutore si stufa presto (che non me ne abbiamo quelle 2 o 3 persone con cui volentieri, seppur con timidezza, parlo in video). Più che altro non so come faranno i miei senza di me, che gli preparo a mezzanotte le colazioni da body builders (i pancake, ovviamente senza zucchero), gli intrattengo con mille facezie e tollero la loro dipendenza dalle serie tv comiche. Concludo con l'ovvia domanda, che trattengo da settimane: perchè sempre a "e venti"?

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