Sta cambiando tutto, lo sa anche il mio palazzo. Quest’anno hanno messo una decorazione di Natale su una delle due scalinate. Sull'altra non so, perché non la uso, è dall'altro lato del cortile e ad andarci ho paura che mi prendano per un ladro e mi sparino. L’addobbo natalizio sulle scale di casa mia è una meraviglia. Le riviste femminili in Ungheria hanno una caratteristica unica: sono in ungherese. Ne consegue che io non le capisca bene, ma sono sicura che per quest’inverno abbiano scritto che vanno di moda il rosa antico e il secco e che sia questo il motivo di quella croccante ghirlanda marrone sbiadito comparsa sul mio mezzanino. Nessuno affitta i pianerottoli in Ungheria e neanche nel resto del mondo, ma io ogni tanto ci lascio cadere delle monete e poi non le ritrovo, quindi avanzo pretese di possesso. Lo sento mio la mattina, se sono l’unica sveglia nel palazzo e mi fermo lì nella tromba, delle scale. Preparo i muscoli alla corsa pensando a quando tutto questo crollerà: è inevitabile, guarda l’intonaco! Di grazia non lo guardare troppo che si stacca anche quel poco ancora attaccato. “Ché attacca?” mi chiedeva mia nonna quando mettevo i fagioli sul cotone, nei barattoli di KIR conservati apposta. A quante assurdità costringevano le famiglie “Il Giornalino” e “Famiglia Cristiana”, con le stupefacenti pagine del fai-da-te per i bambini. Letture impegnate fin dall’inizio, sì, e allora? Quelle c’erano, numeri di anni passati da anni e dove abitavo io manco l’edicola stava aperta d'inverno, preferiva restare con la serranda abbassata, ché poi entrava freddo.
I cambiamenti ci vogliono, ce lo insegna il mondo: prima era tutto bello e pieno di prati verdi, ora è fatto per viaggiare, con tanto asfalto e un buon sapore di amianto.
Ho cercato di capire chi ha messo l’ornamento, per contribuire con la mia quota agli addobbi condominiali e sentirmi parte della comunità, e sai che cosa mi è venuto in mente? Che in tutta la mia vita non ci sono mai stata, a una di quelle cose lì. Mai stata. Né qualcuno ha mai notato la mia assenza, per santappianogentile! A un certo punto ti chiedi che ci stai a fare al mondo, per cosa lavori tanto se poi non hai il tempo di andare alle riunioni condominiali. Avessi partecipato avrei potuto sapere che avrebbero messo quel tondo di foglie rinsecchite, invece di stare a sbobinare i nastri di un povero ottantenne che ritiene di avervi registrato, negli anni Ottanta, un’intuizione fondamentale. Li trascrivo, mi paga. Questa mattina mi hanno svegliata di nuovo i colpi, ma per una volta non era la guerra mondiale e nemmeno la secessione. Ho fatto tre anni di cura per sentirmi dire che ho forti conflitti interiori e li traspongo in sogni bellici. Da sbellicarsi, millecinquecento euro per una frase a caso. Stamani erano botte vere, abbattevano un albero mezzo caduto per il vento. Ero sudata perché stavo sognando e di solito avere da fare anche mentre dormo mi stanca un sacco. E poi qualcuno aveva acceso la termocoperta e qualcun’altro inventato la termocoperta ed entrambi mi sono parsi esseri diabolici.
Era tutto un sogno strano, c’era persino il Papa. Con un telecomando bianco, credo fosse quello del mio Macbook, che infatti non trovo più da mesi, azionava le luci del nostro albero di Natale. Hanno una bella portata, gli aggeggi della Apple, anche se tra il Vaticano e Budapest alla fine non c’è da fare tanta strada, lo dico sempre anche a mia madre: ci mettevo più tempo quando stavo a Milano, ad andare a casa. No, non abitiamo in Città del Vaticano, ma il senso non è la mia prima preoccupazione, quando scrivo. Il fatto di passare l’ottanta percento del mio tempo con la penna in mano mi fa dubitare sul senso della vita. Il senso della vita, che bel modo di passare il tempo, il rifletterci. Si usa ancora? Casimiro, il mio muratore, dice di no. Nemmeno aspettando che la calce asciughi? Nemmeno. Se proprio, pensa al murare, come azione.
Uscendo di casa ho dato fuoco alla ghirlanda, ma non l’ho fatto a posta.
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