Quante volte vi sarà capitato di trovarvi per un attimo persi, senza risposte, senza alcuna direzione?
E' in quella occasione che ci si guarda DENTRO, per capire cosa ci sia che non va, che non ci permette di andare avanti. Come se guardare in noi stessi fosse la risposta a tutti i problemi, a tutte le complicanze. Eppure, siamo esseri umani che vivono a contatto con altri essere umani, e quindi non siamo - in teoria- esseri unidirezionali. Ci rivolgiamo alle altre persone, ci riveliamo e ci relazioniamo a queste in molti ambiti della nostra vita. Ma nonostante questo, continuiamo a cercare risposte ai nostri dubbi dentro di noi. Ci conosciamo davvero così bene? Anzi, ci conosciamo? Possiamo essere noi stessi la cura la risposta il cambiamento la svolta che cerchiamo? Forse dovremmo tentare di ampliare il nostro raggio di ricerca, la nostra "quête" fondamentale dovrebbe comporsi in parte del nostro sentire e in parte del sentire delle persone che ci stanno vicino.
O forse, mettendo tutto in discussione, dovremmo completamente aprirci al mondo non indagando un noi nascosto e misterioso.. Ma cercandoCI in esso. Fuori da noi. Siamo esseri viventi che scambiano energia col mondo, un continuo dare e ricevere senza sosta (anche se noi crediamo spesso di dare troppo e non ricevere niente), quindi è plausibile che la soluzione ai nostri turbamenti turbolenti sia là fuori..... In attesa di essere pescata in questo acquario di uomini confusi pieni di manie e poveri di semplicità.
I.A.S.
Il concetto è interessante...in effetti chiudersi i se stessi raramente serve a capirsi meglio. Ed è troppo facile. La vera bravura sta nel trovarsi nello stare con gli altri. Anche perchè guardandoci dentro possiamo solo capire un "io" in potenza, che non si sta mettendo in gioco. Che sta vivendo, ma non al 100%. Bella la metaforozza dell'acquario!
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