Da piccola mi piacevano i puzzle. Il primo me l'hanno regalato quando avevo circa cinque anni. Era un disegno della Sirenetta della Disney, con Ariel, tutte le sorelle, Re Tritone, Flaunders e, in basso a destra, il granchio Sebastian. L'ho composto e distrutto un'infinità di volte. C'era il giorno che decidevo di giocare a fare il puzzle e mi dedicavo a questa operazione per il tempo stabilito: dato che ne impiegavo sempre meno per portare a termine l'immagine familiare, aumentavo il numero di composizioni di ogni seduta ludica. Le passioni infantili si riflettono su quello che sarai da grande. E adesso infatti amo scrivere articoli dopo aver intervistato una o più persone. Un periodo dopo l'altro il pezzo prende forma, finchè non diventa una panoramica chiara ed esaustiva di un fenomeno, di un luogo, di un settore. Non è forse la soddisfazione più bella del mondo quella di partorire qualcosa, di comporre, di riordinare?
A volte mentre leggo i capolavori dei grandi del secolo scorso, mi chiedo come se la passi la loro progenie. Certi talenti potrebbero anche essere genetici e forse un giorno ci troveremo tra le mani un bel romanzo di avventura firmato dal pronipote di Bulgakov o vedremo in classifica i nomi Kipling e Orwell . Di nuovo. Del resto, se fossi la discendente di Juri Gagarin, m’interesserei di astronomia e se invece tra miei avi ci fosse stato, mettiamo, Temistocle , non avrei accantonato la matematica alle prime difficoltà liceali. La storia familiare può anche non influenzarci, ma tende a farlo quando i nomi che ci hanno preceduto sono altisonanti. Per questo mi è sembrata un’idea carina quella di fare una piccola ricerca sugli eredi degli scrittori più amati del secolo breve (che, lo ricordo per chi non lo sapesse, fu chiamato così guardando alle svolte epocali della storia, ritenendo che l’Ottocento fosse il secolo lungo in quanto è iniziato nel 1789 con la Rivoluzione Franc
Commenti
Posta un commento