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Un futuro a nove colonne



Tra quaderni e ripassi 
di anno in giorno
ogni notte sognavo
sognavo ogni notte
il giorno un'attesa
d'una notte in sogno
dove il giorno era 
ascesa

Sveglio e piccato
una candela nascosta
ad aspettare il sogno
 limpido e colorato.
Guardavo ombre agitate come burrasche,
uccidersi a vicenda
un pugno stretto,
il pigiama senza tasche.
Nei miei sogni abitavo nella luce e
c’erano uffici spaziosi
e giganti di finestre. 
A volte erano sogni al buio, ma
di un’oscurità misteriosa e voluta,
un velo nero e lucido
steso sulle domande dei giovani. 

Elettrici, brillanti di riflessi e viola di discoteche
i miei sogni proiettati sul soffitto
nella penombra fresca, 
di una stanza di campagna
Davano: un futuro a noveUn  colonne,
macchine da scrivere infuriate
frasi spezzate male
per pareggiare un titolo
caffè dimenticati nel freddo
e viali o strade, e sussurri o biglietti
intrighi e curve, troppe donne, 
mai abbastanza.

Chissà com’è sporco ora
quel soffitto
Imbrattato di sogni
in francese
dove tutti  suonavano
il campanello di notte. 
Andavo a scrivere al cinema
in impermeabile 
in quel mondo di fantasia
dove entravo ogni notte
gli occhi incollati sul palco
che nessun altro vedeva sul soffitto. 

Di giorno ero sempre ubriaco 
ubriaco di smania
Di arrivare, di vedere,
di provare, di cambiare, di scoprire,
di sparire dietro righe fitte,
di amare donne rubate,
di avere un futuro 
sottratto al passato.
Come uno, punto rifinito, 
che un giorno s'alzi e faccia domanda
per i telegrafi. 
Non ti assumono mica, ormai. 
E me lo dicevano
ma io non potevo fermare il niente,
il sogno che non ha sostanza

A notte fonda mi prendeva
e andavo in cucina
a scrivere, a leggere, 
a cercare sull’atlante.
L’alba,
la mamma,
il giro per aprire le
persiane,
I ritagli di carta dappertutto 
sulla consolle,
sul criceto,
sul divano,
sotto il mobile,
mia sorella
la bocca piena
sul pigiama a macchie bianche
chiedeva se ero normale, 
E lei rideva tutta rosa,
la bocca croccante di latte e cereali,
l'ottava ciotola.
Alla nona si alzava e stava male
e così saltava.
La scuola.
Un genio, lei. 

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