L'aereo atterra in anticipo pur essendo decollato in ritardo, come fanno spesso i mezzi di trasporto, solo per far rabbia alla logica. A Budapest ci hanno imbarcati in orario, ma siamo rimasti fermi in attesa di un passeggero che non si trovava. Lo hanno aspettato. Una gentilezza insolita e sospetta: scommetto che se facessi tardi io che sono una tartaruga come le altre dovrei rinunciare al mio volo - volo che è una follia (pensateci, mettete la vostra vita in mano al fato e a uno sconosciuto!) ancor più assurda se si pensa che sono un animale che entra in un aereoplano con tanto di casa e non porta nemmeno il bagaglio a mano! Ad ogni modo lo sconsiderato ritardatario, scampato non so come al linciaggio immediatoalla sua comparsa nel mezzo, vede bene anche di sentirsi male per tutto il tragitto, minacciandoci col sacchetto di carta a ogni lieve scossone del velivolo. "All'arrivo voglio stringergli la mano!" mi propongo, ignara di quanto la mia vita sarà diversa dopo la traversata.
Quando l'aereo sbatacchia sulla pista d'atterraggio mi sveglio dopo aver dormito come sempre l'ultimo quarto d'ora. Apro gli occhi e mi rendo conto di essere in jeans. Strano, stamani a Budapest ho indossato la gonna gessata, sono sicura, anche perché non vado mai a lavoro in jeans. Fuori dal finestrino, nel buio, Malpensa sorride tutta contenta col suo bel verde-tavolozza-depressa, imponendomi di rimandare a dopo il mistero dei vestiti diversi (che me li abbia messi la hostess mentre dormivo, per rubarmi la gonna? In effetti ho una gonna molto bella, di una marca che non esiste nemmeno più). Accendo il telefono e comincia subito a squillare, fatto insolito perchè nessuno è mai al corrente di quando atterro, ignorando io stessa una simile informazione, vittima di una memoria a portata massima di tre minuti e ottanta secondi.
"Sono Preziosi".
E' Preziosi.
"Penso che abbia sbagliato numero, mi scusi."
"Signorina Claudia, sempre con queste burle, la chiamo per un motivo importante: dobbiamo spostare alle undici di domani mattina l'incontro."
"Incontro?"
"Si', per la firma del contratto!"
Chi diavolo è e di cosa sta parlando? "Certo, stavo scherzando, come al mio solito. Potrebbe essere così gentile da ricordarmi l'indirizzo preciso del nostro appuntamento?"
"Oh signorina, ma lei vuole proprio farmi impazzire questa sera! Ci incontreremo davanti alla mia quasi ex fabbrica, il suo bell'acquisto, la Como Giochi! Riesce ad essere a Misinto a quell'ora, invece che a mezzogiorno come concordato?"
Ho comprato la Como Giochi?! Ho comprato una fabbrica? Una fabbrica che si chiama Como Giochi e non si trova nemmeno a Como?
"Sa come siamo noi toscani, dobbiamo sempre perderci in battute. Bene allora, domani alle undici, non mancherò."
"Buonanotte e grazie!"
"A lei."
Per tutti i torsoli di mela della Val di Non, ho una fabbrica di giocattoli! Che bellezza! Di colpo tutto diventa chiaro. Ho costruito un'impalcatura di sogni finti, che non mi appartengono: fare la giornalista, scrivere, viaggiare, andare in Antartide, conoscere Max Pezzali. Altro che giornali, io avevo un obiettivo serio, forgiato da anni e anni di cataloghi natalizi in abbinamento gratuito a Topolino e cioè dirigere una fabbrica di giocattoli. La certezza di aver individuato la strada giusta me l'aveva data Tom Hanks nel film in cui, bambino, si desta trentenne e trova lavoro in un'azienda di giochi. Passa la giornata a provarli e mangiare merendine, che per una tartaruga è l'ideale e forse anche per te, iniquo lettore che mi perdonerai quell'iniquo buttato qui solo perchè mi sfizia l'idea di usarlo stasera. Ora che ho riportato il mio baricentro sui miei veri scopi non mi resta che sbrigare le pratiche necessarie e lanciarmi nell'imprenditoria, purtroppo senza gonna, ma che dico? Possiedo la Como Giochi, di gonne posso comprarne quante ne voglio! Sì ma io ne desidero una soltanto di gonna, la mia! E poi questa Como Giochi che fa? Chi l'ha mai sentita? Perdinci, mi sa che questo signor Preziosi mi ha gabbata!
Un momento.
Un momento.
Mr. Preziosi con alcuni dei suoi figli più giovani |
Non mi dire che il signor Preziosi è quel signor Preziosi che per anni ci ha ingannato facendoci pensare che i suoi giochi fossero di valore mentre invece Preziosi era un cognome, non un aggettivo! Quindi io avrei rilevato la fabbrica di alcune delle grandi vittime della mia infanzia? Bambole tipo Sbrodolina di cui ignoravo l'utilità e che finivano per morire nelle peggiori condizioni, dopo aver tuttavia vissuto esperienze che una bambola non osa nemmeno sognarsi, come fare un viaggio sul tetto della macchina o trascorrere ore intere immersa nella varichina per vedere se diventa bianca e diventare bianca e perdere anche qualche arto?! Come mai ho scelto proprio la Como Giochi, che immagino appartenga a Giochi Preziosi? E soprattutto, se ero in vena di acquisti perché non ho preso l'unica affiliata Giochi Preziosi che rammento, la Ceppiratti, per ovvie assonanze con il mio cognome? Tutta questa faccenda è molto strana, anche perché questa Como Giochi mi ricorda qualcosa. Ma certo! Ho letto un articolo sul Sole 24 Ore proprio oggi in aeroporto. E che cosa diceva? Che Giochi Preziosi valutava la messa in vendita di due sue fabbriche, tra cui appunto la Como Giochi.
Sbatto le palpebre, poi affondo un unghia nell'incavo interno del gomito. Sento un po' male e apro gli occhi di nuovo, sono ancora sull'aereo. Indosso la mia gonna. Il cellulare è spento, non siamo ancora atterrati. Miseria ladra, era solo un sogno. La prossima volta leggo Topolino direttamente, prima di dormire!
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