SPACCIATORE DI CORSA Quando
dicono che è una droga intendono dire che dà dipendenza. Evito di
specificare che sto parlando della corsa, non vorrei passare per una
persona monotematica: spesso parlo anche di quando collezionavo bustine
di zucchero o dell'elefante di cartone che provai a costruire con le
istruzioni di Famiglia Cristiana, ottenendo un coniglio su una
mongolfiera, secondo il parere unanime dell'ospizio dove
dimorava la vicina e tutti i suoi amici, una bella banda che per
qualche motivo costituiva il mio intero parco amicizie (mi sono poi resa
conto che avrei perso tutti i miei compagni di giochi prima dei miei
quindici anni. Per fortuna mi sbagliavo: la signora Tramontana è morta
alla rispettabile età di 106 anni, quando ne avevo già 19). Se
corressero davvero, saprebbero che non solo dà assuefazione ed euforia,
perché anche questo lo considerano, va detto, ma anche produce
bellissime allucinazioni, rarefà i pensieri, rende nitide le sensazioni,
attenua fastidi e dolori. Tutto questo dopo i 15 chilometri, quando
cominci a volerne sempre di più. Così ho deciso di cambiare lavoro e
darmi allo spaccio. Spaccio corse come fossero droghe, pacchetti-corsa
invece che di costose polveri sudamericane. Ho provato a farmi un giro,
mi sono persino comprata il motorino, perché senza che spacciatore sei,
ma per ora la mia clientela è la stessa di quando vendevo lampadine
fulminate: i malati di acquisto, quelli che comprano qualsiasi cosa pur
di spendere. Va bene, la pianto qui, gli apostoli e compagnia (bella,
per carità, bella) benedicano l'inventore delle bevande isotoniche.
A volte mentre leggo i capolavori dei grandi del secolo scorso, mi chiedo come se la passi la loro progenie. Certi talenti potrebbero anche essere genetici e forse un giorno ci troveremo tra le mani un bel romanzo di avventura firmato dal pronipote di Bulgakov o vedremo in classifica i nomi Kipling e Orwell . Di nuovo. Del resto, se fossi la discendente di Juri Gagarin, m’interesserei di astronomia e se invece tra miei avi ci fosse stato, mettiamo, Temistocle , non avrei accantonato la matematica alle prime difficoltà liceali. La storia familiare può anche non influenzarci, ma tende a farlo quando i nomi che ci hanno preceduto sono altisonanti. Per questo mi è sembrata un’idea carina quella di fare una piccola ricerca sugli eredi degli scrittori più amati del secolo breve (che, lo ricordo per chi non lo sapesse, fu chiamato così guardando alle svolte epocali della storia, ritenendo che l’Ottocento fosse il secolo lungo in quanto è iniziato nel 1789 con la Rivoluzione Franc
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