Mentre faccio stretching davanti allo specchio della palestra, concentrata sulle mie gambe, provate dalle lunghe corse nel freddo inverno, mi accorgo di non avere abitudini. "Oggi è giovedì" penso. "Stasera farò...non lo so!". Nella mia vita mancano i punti fissi. Ormai non ho più la serata che dedico a quel gruppo di amici e quella in cui esco con gli altri, il giorno del telefilm alla TV e la serata in cui cucino la pizza. Tutto casuale e variabile. Soprattutto sono sempre in città diverse. Mi fermo in un posto giusto il tempo di finire il pacco di biscotti che ho comprato il primo giorno. La mia stabilità in effetti è in disequilibrio. A volte mi sento oberata dalle cose da fare, in altri momenti fluttuo nel mio mondo interiore senza sapere quale sia il mio posto. Dopo anni trascorsi a fare tutto il più rapidamente possibile, senza soste, mi rendo conto di non sapere sfruttare il mio anticipo. Ci sono dei tempi fisiologici che dovremmo prenderci, ma non lo facciamo. Per fortuna, qualcosa l'ho mantenuto. Vado a correre da quando avevo 14 anni. Il fatto di farlo ancora, anche con la pioggia e con la neve, mi rende meno instabile. Devo essere più indulgente con me stessa. Se dovessi parlare a me stessa come ad una figlia, mi direi che quello che provo è normale. Sono alla fine del percorso. D'ora in poi non ci sono più segnali stradali a forma di freccia. Devo capire da sola dove andare. I consigli possono servire, ma anche quando chiediamo indicazioni per strada di solito queste non ci portano dove vorremmo andare e soprattutto se le chiediamo a 3 persone otteniamo 3 risposte diverse. La vera risposta è dentro a noi stessi e non esce a comando. Viene su quando le pare, di solito al mattino.
A volte mentre leggo i capolavori dei grandi del secolo scorso, mi chiedo come se la passi la loro progenie. Certi talenti potrebbero anche essere genetici e forse un giorno ci troveremo tra le mani un bel romanzo di avventura firmato dal pronipote di Bulgakov o vedremo in classifica i nomi Kipling e Orwell . Di nuovo. Del resto, se fossi la discendente di Juri Gagarin, m’interesserei di astronomia e se invece tra miei avi ci fosse stato, mettiamo, Temistocle , non avrei accantonato la matematica alle prime difficoltà liceali. La storia familiare può anche non influenzarci, ma tende a farlo quando i nomi che ci hanno preceduto sono altisonanti. Per questo mi è sembrata un’idea carina quella di fare una piccola ricerca sugli eredi degli scrittori più amati del secolo breve (che, lo ricordo per chi non lo sapesse, fu chiamato così guardando alle svolte epocali della storia, ritenendo che l’Ottocento fosse il secolo lungo in quanto è iniziato nel 1789 con la Rivoluzione Franc
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