Illusione. Comincia un pezzo con questa parola. Sono giorni che in ogni momento di attesa, e nei pullman di Roma ce ne sono molti, mi tormenta e mi diverte un'idea: e se fosse tutta una messinscena? Se il mondo non fosse il mondo ma un reality? Ricorda molto "The Truman Show", ma nel film solo il protagonista interpretato da Jim Carrey non sa di essere ripreso dalle telecamere 24 ore al giorno, ogni giorno. Tutta la finzione è costruita per lui. Se invece fosse costruita intorno a noi?
In fondo per i cristiani è dichiaratamente così. Dio si è alzato un bel giorno della sua eternità e ha deciso che la solitudine lo aveva stufato. Ha creato l'uomo e da allora passa le giornate e le nottate in poltrona a guardarsi le nostre vite. Nel nostro piccolo noi, che saremmo fatti a sua immagine e somiglianza, ci siamo creati il The Big Brother. Noi no siamo "Onniqualcosa" e nemmeno ubiqui, né eterni, così ci accontentiamo di guardare dieci strulli in una casetta con piscina, non miliardi di persone che si muovono nello spazio di un pianeta. Da questa angolatura, la nostra vita è solo uno spettacolo, ma, in effetti, non è un'illusione. Però non posso essere certa di essere e nemmeno che noi tutti siamo, perché potremmo tutti essere sicuri di essere e non essere. Pensiamo dunque siamo, per dirla con Descartes, ma chi mi dice che non stiamo tutti pensando di pensare? Magari stiamo pure pensando ma appunto pensiamo, o immaginiamo, di vivere. Qualunque cosa sia la vita, è divertente ed è bello avere la capacità di mettere in discussione qualsiasi cosa. Oggi mi sembra che anche vivere sia un atto di fede. Ci fidiamo di essere vivi. E se l'Universo in cui abitiamo fosse l'aldilà? Potrebbe anche darsi che degli alieni ci stiano allevando a nostra insaputa per usarci, tra qualche migliaia di anni, come esercito o come forza lavoro. Forse siamo, magari non siamo. Di sicuro ho fame.
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