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Visualizzazione dei post da 2016

Il figlio del vicino

L’unica persona che mi rivolge parola nel palazzo dove abito a Budapest è il figlio del vicino, un giovanotto sempre sull'attenti e con la tendenza a sopravvalutare le mie capacità. Il ché non mi disturba affatto. Oggi mi ha chiesto se ho combattuto in Russia e, in caso affermativo, se ho mai ucciso un uomo. Mi sfugge ancora per quale strano meccanismo della sua mente bambina, ma il piccolo Martin è convinto che io sia russa e a quanto pare anche abbastanza anziana da aver vissuto la seconda guerra mondiale, nonostante sia ben più giovane di sua madre e piuttosto mediterranea, per non dire italiana. Ogni volta che ci vediamo mi chiede se sono sempre “Claudia Neni” (Neni è come i bambini ungheresi tendono a chiamare gli adulti diversi dai genitori, ma si usa anche per le signore anziane) e io, che in effetti non ho ancora cambiato nome, annuisco e gli chiedo se lui è sempre Martin. Lui mi guarda perplesso e risponde che sì, certo, quello è il suo nome. Faccio domande stupide, no

L'amore sbocciava sul lenzuolo

Le immagini di un film scorrono senza audio su un lenzuolo steso che funge da cinema improvvisato nel parco. Nessuno sta prestando attenzione al film, è un sottofondo. A vincere la battaglia per l’attenzione completa della gente sono i pacchetti di tabacco, gli unici in grado di fermare il multitasking imperante. Hanno sconfitto anche i rivali più temuti, i telefonini col cervello, diventati già degli amici con benefit, quelli che ti porti a letto senza impegno, quando vuoi. Ho evitato il termine tecnico italiano perché non vogliamo essere volgari e poi non sono sicura che il vocabolo trombamici lo capiscano dalle Alpi alle piramidi. Stessa cosa, i telefonini arguti: sono a portata di mano, si lasciano toccare moltissimo, a volte anche un po’ danneggiare e sbattere, ma sempre mentre l’umano sta facendo qualcos’altro: viaggia in metro, (finge di) studiare, pranza, si lava i denti, usa il bagno a seconda delle necessità, bacia la ragazza - ho assistito a una scena del genere in pr

Gli Zonaragazzo non erano i Backstreet Boys e comunque dove sono finiti tutti?

Prima che la riprendessero gli 883 (nella foto) facendone "Tenendomi", ode alle maniglie di sostegno degli autobus, questa era una canzone dei Boyzone. Ho detto Boyzone. A Budapest stimano sia un pezzo adatto al 16 agosto e, per enfatizzare il clima da eterno post San Valentino, la propongono a tutto volume in un locale da perdizione diurna. Davvero non posso scrivere oltre: ho detto Boyzone. Quelli che quando sono diventati famosi erano già passati. Quelli che i pochi cui pi acevano si sono fatti a fette mentre li ascoltavano. No, non sono gli Nsync, loro hanno fatto "Bye bye bye" che è una di quelle canzoni senza tempo, nel senso che la potete ballare come volete. I Boyzone sono quelli che, in Italia, si sono presi il merito anche (o almeno) delle canzonE (discordanza voluta, giacché a parte la citata Bye Bye Bye tutto il resto è acqua, anzi...Aqua) degli Nsync, perché gli ultimi risultavano impronunciabili e irricordabili per via del nome. I Boyzone stavano ai B

Tutto accade per un motivo: se mi stai leggendo ci sarà un perché

Questa settimana ho perso diversi incipit, di articoli e di racconti delle quattro del mattino, perché il mio computer resta acceso quel tanto che basta a iniziare qualcosa, poi si spenge mentre premi il tasto Salva. Un divertimento che non vi dico. Eppure credo che qualsiasi cosa ti accada per un motivo e questa è la filosofia spiccia che tengo per me stessa ma che ha reso la vita piacevolmente leggera fin dalla tenera età di 57 anni, quando sapevo accettare ogni inconveniente per quello che era e andare avanti. Vivi come se fossi in un videogioco tipo "Paperino contro Draghi" e ti fosse rimasta una vita sola. No, signore in terza fila con la maglietta del latte a lunga conservazione, non ho saltato un articolo, è “Paperino contro Draghi”, non "Paperino contro I draghi". Draghi, Mario, ha presente? Giapponese, iconico, negli anni novanta giocavano tutti con lui pensando che fosse italiano? Poi ha fatto i soldi ed è diventato governatore della Banca d'Italia

Gli esami finiscono. Sempre. Per chi suona la maturità

Certe cose non si dimenticano mai; per vostra fortuna, e mi rivolgo agli studenti delle superiori , gli esami di maturità non sono tra queste . Questa notte, prima di scrivere sul blog, ho aperto l’Ansa e letto che ci sono gli esami, in questi giorni. Parole lontane mi riecheggiano nella mente. Tracce, terza prova, latino, commissario esterno, mappa concettuale, tesina, saggio breve. Sono passati dieci anni dai miei e per ricordarmi che esistono certe atrocità mi servono i giornali o Cesara Buonamici. Ammetto di avere un conclamato problema di memoria, un deficit che coltivo con passione lavorando sulla mia confusione mentale con la dedizione di un apicoltore, eppure c’è stato un momento in cui tutto questo è stato importante. Di più: drammatico .  I 18 anni non tornano più. Nemmeno i 34, i 45, i 12, i 69, i 53 e via dicendo. La differenza è che la tua vita non sarà mai più potenzialmente figa quanto a 18 anni. Se rientri nella media, hai tutto: sei giovanissimo ma il tuo v

Come cancellare DAVVERO le foto dal tuo iPhone

Per anni il rompicapo è rimasto senza soluzione: l'iPhone non mi permette di girare un video per spazio insufficiente, la memoria è occupata quasi del tutto dalla galleria fotografica, ma ho solo poche decine di foto sul telefono. Lo uso per lavorare e non vi tengo né musica, né film o altri file pesanti. Niente giochi e pochissime app. Mistero. STEP1: l'ovvio - Il trucco che vi suggeriscono appena parlate di questo comune problema è di svuotare la cartella "eliminate di recente", un vero e proprio cestino a scadenza che mantiene a lungo le foto cancellate prima di farle sparire. Peccato che io l'abbia scoperto quasi subito e che lo svuoti regolarmente. Collegando l'iPhone al computer iTunes mi svela l'arcano: sul dispositivo risultano esserci oltre 1300 foto. Sì, ma dove cavolo sono? Cerco dappertutto, in vano. Ri-sincronizzo l'iPhone, faccio due volte il back up e cancello TUTTE le foto. Galleria vuota. Le mie foto (ma quali?) continuano a

Signore e signore, un pensiero!

Budapest, graffiti. Foto di Claudia Leporatti (https://www.instagram.com/claudialepo/) L'idea di iniziare a pensare mi è venuta oggi che saranno state le otto e trenta. Ammetto che non mi ero alzata da tanto, perché ieri sono andata a letto dalle cinque del mattino e ho dovuto farmi tre ore di sonno molto fitto per sentirmi pimpante di nuovo.  Ho pensato: oggi potrei provare a fare qualcosa di nuovo, per esempio pensare. Il fatto che io lo stessi  pensando mi ha incoraggiata: avevo già iniziato, non è meraviglioso? E così dopo ventisei, ventisette, ventotto anni o quanti sono non ricordo, ho provato questa cosa del pensare. Più in là magari diventerò così brava da lanciarmi anche sulla riflessione, mai dire mai. Per ora sono abbastanza soddisfatta di questi miei primi passi mentali, anche se non ho capito bene quando dovrei inserire tale azione tanto decantata.  Prima o dopo il caffé? A digiuno? Prima di coricarmi? Ho concluso che una buona soluzione è farlo mentre mi lego le

Tartacronaca dagli Antipodi: chi va piano va sano e va in Nuova Zelanda

Buongiorno. Per onestà premetto che non sto scrivendo questo pezzo perché sono stata in Nuova Zelanda. La Nuova Zelanda non c’entra niente, ma comunque parlerò di quella. Scrivo questo post sulla Nuova Zelanda perché sto guardando un documentario su uno dei tanti casi di ingiustizia negli Stati Uniti in cui un uomo sta scontando una condanna a vita senza colpa. Roba che se la guardi di notte prendi sonno nel decennio successivo. Sul serio, ti sale un nervoso che prenderesti a pugni il muro, ma il palazzo dove abito regge l’anima con i denti, meglio accumulare rabbia repressa e, intanto che stai sveglio, ricordare il più lungo viaggio della tua vita. Dunque tempo fa era il 13 gennaio. In Nuova Zelanda erano quasi le nove di sera, in Italia  quasi le nove di mattina e noi, noi. Chi lo sapeva. Stavamo sorvolando la Cina o uno dei Paesi limitrofi tipo la Mongolodia, più sette rispetto all’Italia, quindi potevano essere all’incirca le quattro del pomeriggio. Per noi - a prescindere da

Bar Cavolo - Chi è l'ultimo discendente di Napoleone?

[SCROLL FOR ENGLISH] “Sai che l’ultimo discendente di Napoleone …” “Non dirmelo. E’ un…dromedario!” “No. Davvero è roba da non crederci, resterai sbalordita! Dicevo, l’ultimo discendente…” “Sì, sì. Napoleone, certo. Che poi questi discendenti…saranno veri? Come li trovano? Fanno il test del DNA? Abbiamo il DNA di Napoleone. Probabilmente sì, visto che è morto, di noia, pare, e che il cadavere è stato ritrovato. Anche avessero trovato solo il pettine che teneva nel taschino per  sistemarsi quei tre peli, vuoi che non ci fossero capelli attaccati?” “…non lo so…” “Almeno ci sarà stata della forfora! Ora, non per fomentare i luoghi comuni, ma i francesi non si distinguono per l’igiene impeccabile e perdonami davvero se sono superficiale fino a questo punto. A quei tempi poi…” “Davvero, non saprei, ma comunque l’ultimo…” “Guarda che poi la forfora non è mica indice di sporcizia!” “Beh…” “Sì, certo, se ne hai tanta è disgustoso, ma può venirti anche se ti strofini trop

Day 1. Starting point.

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