Seduta alla scrivania nella stanza dove passiamo la giornata in venti, su Internet trovo articoli su come affrontare la morte di un amico, di un genitore, di un fratello, di un figlio, di un fidanzato, ma anche dell'amante, di un cane, di un gatto, del vicino di casa e del personaggio famoso di cui si è stati ammiratori sfegatati. Niente su come superare la scomparsa di uno stretto conoscente al cui fianco si è trascorsa la maggior parte della vita dopo i sedici anni d’età. Non un suggerimento di Google su come evitare di pensare a quel coglione quando la società palesava i suoi rigurgiti sotto forma beoti che si proponevano come candidati politici che lui, Triste, avrebbe accolto storcendo la bocca e sputando a terra, anche su un tappeto costoso, perfino di fronte al capo, senza rispetto per niente e per nessuno, tranne che per me. Alzo gli occhi dallo schermo, mi sentivo osservata. Manuel mi sta fissando e non ho abbastanza saliva sotto coperta per accogliere il suo sguardo con un sontuoso sputo, lascio perdere. "Nessuno è tanto stronzo, Tizia Strana - mi chiama così perché non sa ricordarsi il mio nome, per breve che fosse: Gre-ta! Fatto! No, non se lo ricorda -. Faresti meglio a prenderti un periodo di riposo, per andare in giro o fare quello che caspita ti pare. Stare in ufficio a cercare consolazioni suInternet non ti aiuterà."
Maledetti pettegoli, possibile che sapessero sempre tutto di tutti? Sì. La rete degli informatori che aggiornano vicini, colleghi e conoscenti delle vicissitudini altrui è più capillare di quella della polizia segreta ai tempi della DDR. Nel mio ufficio lavorava la ragazza di un amico di Patrizio Cotto, cugino di secondo grado di Vomito, compagno di scuola di Triste alle elementari, dalla prima alla quarta, quando fu clamorosamente bocciato. Una connessione che non le lasciava scampo e che senz'altro aveva veicolato informazioni inesatte sulla natura del legame tra me e il ragazzo morto. L'ipotesi fu confermata da una voce carica di pathos:
"Mi dispiace per il tuo ragazzo, Greta" mi dice camuffando il tono alto della sua voce con un sussurro, Maria Zucca, una mia superiore.
Commenti
Posta un commento