Giorno 14: mettiamolo bene in chiaro, non me la sono presa. So che è stato uno o una di voi, cari "amici o quantomeno apprezzabili conoscenti o persone a cui non potevo negare l'amicizia" su Facebook, ma non serbo rancore. D'altronde, lo sappiamo, andrà tutto bene. Eppure non ho dubbi, che sia stato qualcuno di quelli che leggono questo mio diario e che hanno pensato che non andava bene, che questa qua (io) se ne stesse all'aperto a saltellare sul tetto e a prendersi beffe di voi, saldati al divano, con le sue corsette tra le paraboliche. Dunque, questo qualcuno sappia che le maledizioni hanno avuto effetto, giacchè oggi, qualunque giorno della settimana sia, 23 marzo, sono rimasta chiusa sul tetto. Si dirà chiusa dentro o chiusa fuori? In ogni caso, al vento, a un vento tale che ha sbattuto la porta, ma avevo le chiavi! Indovinate un po'? Con le chiavi ci fai uno strumento musicale tipo dei sonagli, al massimo, se sei all'esterno: aprono solo dall'interno. Vabbè, ma tanto avrò avuto il mio inseparabile cellulare, per ascoltare i podcast sui malati di mente sgozzadonne negli Stati Uniti che mi piacciono tanto, no? No. Era scarico, lo avevo lasciato giù. Oltretutto non sapevo nemmeno se la porta si sarebbe aperta dall'interno, senza chiavi (l'unica copia ce l'avevo io). I miei abitano diversi piani più in basso, quindi ho sperato mi vedesse uno dei droni del Sindaco, ma niente. Per fortuna mio padre è venuto a vedere se avevo freddo (d'altronde è il primo giorno d'inverno) e grazie a tutti i cieli, ai santi e ogni creatura, sì, la porta si apre anche senza chiavi, se la serratura non è girata. Com'era bello, mio padre! L'ho accolto come se sul tetto, al vento, ci fossi stata 8 anni. Smetterò per questo di andare sul tetto? No, non mi avrete. In casa ci sto, ma a modo mio. Lontani, ma distanti. Dentro, ma fuori.
A volte mentre leggo i capolavori dei grandi del secolo scorso, mi chiedo come se la passi la loro progenie. Certi talenti potrebbero anche essere genetici e forse un giorno ci troveremo tra le mani un bel romanzo di avventura firmato dal pronipote di Bulgakov o vedremo in classifica i nomi Kipling e Orwell . Di nuovo. Del resto, se fossi la discendente di Juri Gagarin, m’interesserei di astronomia e se invece tra miei avi ci fosse stato, mettiamo, Temistocle , non avrei accantonato la matematica alle prime difficoltà liceali. La storia familiare può anche non influenzarci, ma tende a farlo quando i nomi che ci hanno preceduto sono altisonanti. Per questo mi è sembrata un’idea carina quella di fare una piccola ricerca sugli eredi degli scrittori più amati del secolo breve (che, lo ricordo per chi non lo sapesse, fu chiamato così guardando alle svolte epocali della storia, ritenendo che l’Ottocento fosse il secolo lungo in quanto è iniziato nel 1789 con la Rivoluzione Franc
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